L’Unesco premia la cucina italiana: l’appeal mondiale vale 18 milioni di visitatori in più

Un flusso di turisti che riempie tratti di costa, borghi e sale da pranzo: è questa l’immagine che circola tra gli operatori quando si parla della possibile iscrizione della cucina italiana nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità. Dal primo nulla osta tecnico dell’UNESCO fino alla decisione che sarà presa in sede internazionale, la candidatura — promossa da figure e istituzioni del settore — ha già acceso i calcoli degli economisti e delle imprese del turismo. In concetto è semplice: la cucina come attrattore culturale e motore economico.

Effetti sul turismo e cifre attese

Secondo le stime elaborate da Fiep Confesercenti su dati ufficiali di istituzioni economiche, il riconoscimento potrebbe generare un aumento delle presenze turistiche tra il 6% e l’8% nei primi anni dopo l’iscrizione, per poi stabilizzarsi su incrementi più contenuti, attorno al 2%3% nel triennio successivo. Se questi scenari si realizzassero, si tratterebbe di circa 18 milioni di turisti aggiuntivi in pochi anni, una cifra che cambia la dimensione della domanda per alberghi, ristoranti e servizi collegati.

Le ricadute non si limiterebbero al numero di visitatori: l’impatto si estende alla spesa diretta nei pubblici esercizi, al commercio di prodotti tipici e all’export agroalimentare. I calcoli mostrano come i viaggi legati all’enogastronomia generino già diversi miliardi di euro; un riconoscimento ufficiale funzionerebbe come un moltiplicatore di immagine e attrattività per il Paese.

Un dettaglio che molti sottovalutano è la concentrazione territoriale della domanda: alcune regioni e città potrebbero vedere effetti più marcati, con pressioni su infrastrutture e prezzi che richiedono politiche locali mirate. Indotto, ristorazione e produttori locali dovrebbero coordinare offerte e servizi per trasformare l’interesse in benefici sostenibili.

L’Unesco premia la cucina italiana: l’appeal mondiale vale 18 milioni di visitatori in più
Pomodori, basilico e spaghetti. Ingredienti semplici per la cucina italiana, candidata a patrimonio UNESCO e attrazione per milioni di turisti. – hugge.it

Imprese, politiche e mobilitazione del settore

Alla notizia del primo via libera tecnico, le associazioni di categoria hanno intensificato le iniziative per sostenere la candidatura: campagne di comunicazione, menu a tema e iniziative nei ristoranti italiani all’estero. FIPE-Confcommercio e altre federazioni hanno coinvolto migliaia di esercizi, ponendo l’accento su come il riconoscimento possa valorizzare la dieta mediterranea e la filiera dei prodotti tipici.

Per il presidente nazionale di alcune associazioni, un riconoscimento UNESCO non sarebbe solo prestigio simbolico ma un fattore che richiede subito interventi concreti: semplificazione amministrativa, supporti per le imprese e programmi di formazione per rispondere a una domanda più ampia e diversificata. Queste misure emergono come priorità nelle assemblee del settore, dove si dibattono anche strumenti per evitare sovraccarichi stagionali e dispersione della qualità.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la possibile pressione sui territori minori, dove la crescita improvvisa di visitatori può cambiare equilibri economici e sociali: servono strategie di gestione del flusso e investimento nelle infrastrutture locali. In definitiva, la candidatura apre scenari concreti per turismo, economia e immagine del Paese, a patto che le politiche pubbliche e l’iniziativa privata si muovano in sinergia per trasformare l’attenzione in benefici duraturi.